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Grazia Cacciola al Sana: “Riprendiamoci la nostra vita con una decrescita concreta e quotidiana”



Tra le sempre più numerose “missioni possibili” per cambiare il mondo, quella di condurre una vita a basso impatto (ambientale e non solo) è tra le più conosciute e messe in pratica. O perlomeno i tentativi messi in atto sono i più tangibili, perché hanno un riscontro nel quotidiano.
Lo sa bene Grazia Cacciola, autrice, ricercatore e giornalista, da tempo impegnata nella pratica e promozione del concetto di “decrescita” concreta, cioè di tante piccole ma importanti azioni che, forza di volontà sulle spalle, possono contribuire a rendere noi e il nostro ambiente… più amici.


Grazia Cacciola




Tu proponi uno stile di vita “scalando le marce”: come si riesce a entrare in questa ottica senza passare per “nemici” del progresso?


In effetti molti credono che la decrescita significhi tornare alla preistoria, vivere senza elettricità e lavare i panni al fiume. Chi come me compie questa scelta, invece, non disdegna il progresso ma si sforza di farne un uso parsimonioso. Quello che rifiutiamo è il consumismo esasperato, una conseguenza di un mercato ormai governato dall’avidità di poche multinazionali. Un esempio: io uso la lavatrice, ma non ho un’ultra-accessoriata, la aggiusto quando si rompe e uso detersivo bio autoprodotto.
Questo è downshifting: vivere meglio con meno. Se devo comprare una lavatrice nuova ogni tre anni, devo guadagnare di più, quindi lavorare di più, quindi vivere peggio. La decrescita è opporsi a un sistema che ci stimola ad acquistare oltre il necessario e ci impone di conseguenza di lavorare oltre il necessario.
Se estendiamo il discorso a tutto ciò che si può produrre da sé con minori costi ambientali, si riduce il costo della vita e di conseguenza la necessità di guadagnare, aumentando infine il tempo libero, il tempo di vita vera.





L’orto in casa sembra diventata una “moda”: la consideri tale o è un segnale di reale cambiamento?


Io confido che sia un segnale di cambiamento. Su qualsiasi argomento c’è chi cavalca l’onda e lo sfrutta per altri fini, ma l’esperienza mi ha regalato una visione più serena: per qualunque motivo ci si avvicina alla Natura, sia moda o rivoluzione, ne verrà del bene. Quando vedo quanti oggi fanno l’orto sul balcone sono felice e anche se qualcuno lo fa solo per moda, è comunque un’azione positiva. Io sono convinta che le piante, l’energia e la vitalità che c’è nelle piante, in qualche modo si trasmetta a chi le cura. Ho visto persone cupe che sorridevano felici dopo un paio di ore a lavorare nell’orto, perché alla fine toccare la terra con le mani, accudire una pianta che cresce, produrre da sé il proprio cibo, fa scattare qualcosa nel nostro io profondo, fa riaffiorare quello stimolo primordiale alla simbiosi con la natura.
Sul cambiamento delle persone ci conto: io stessa ho cominciato da un orto sul balcone, quando ancora non se ne parlava e passavo solo per un’eccentrica che insieme ai gerani coltivava zucchine.
Questo rapporto con le piante, cominciato così, un po’ per caso, è cresciuto e ha aperto la via ad altre scelte di sostenibilità ambientale e di amore per questo pianeta. Le piante – e la Natura attraverso di esse – comunque arrivino, portano sempre un cambiamento positivo.


Fonte: Gruppo Editoriale Macro

Di Alessandro Docali29/09/2014 Consigli e idee

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